Giardino Yuyan Shanghai

Il Vento e l’Acqua insieme esprimono il potere degli elementi che scorrono nell’ambiente naturale.
A livello agrario e paesaggistico rappresentano la forza che, se non è stagnante, produce terreni fertili e rigogliosi. È l’energia che nutre un territorio: un microcosmo energetico.

L’antica arte del Feng Shui

Il Feng Shui dà risalto alle forme ed ai segni del paesaggio analizzandoli dal punto in cui sorgono sino al punto in cui terminano, determinando in tal modo la loro posizione e orientamento.

Cosmologia e paesaggio sono da sempre le due radici su cui si fonda il Feng Shui.

Il rispetto sacrale per il genius loci, inteso come la matrice morfogenetica che ha operato nel passato, alla quale si deve la qualità urbanistica e ambientale presente in un territorio, è uno dei punti cardine di questa disciplina.

Il rifiuto della linearità è alla base della pratica del Vento e dell’Acqua: in un certo senso le linee curve sono tipiche della civiltà cinese, così come le linee e gli angoli retti sono caratteristiche della civiltà occidentale.

Questa stessa logica è ripetuta nel disegno del giardino che differisce dallo schema occidentale, dove si rileva il carattere di grandiosa rettificazione geometrica e prospettica della natura.

Così il giardino cinese sfugge ad ogni regola compositiva.

È tutto un succedersi di “fatti verdi e d’acqua”, localizzati nel giusto equilibrio dei cinque Elementi e della teoria dello yin e dello yang (successione di acque lente e veloci, colori tenui e vivaci, luce e ombra…).

Infatti, lo spirito che anima la concezione del giardino cinese è totalmente differente da quello riscontrabile nei giardini occidentali, i quali rispecchiano la tendenza dell’uomo a dominare la natura, a vedere nel giardino un’ennesima possibilità di espressione della propria razionalità attraverso le sopraccitate forme geometriche rettilinee e le elaborate simmetrie.

Al contrario nel giardino cinese il tema comune e dominante è quello di un profondo rispetto per la natura, per l’equilibrio e le proporzioni dei suoi elementi.

Gli ingredienti del giardino cinese

La creazione di profondità artificiali mediante scorci simulanti l’effetto distanza, così come l’utilizzo di espedienti psicologici (colori, profumi, forme naturali, luce, ombra, acqua e verde) e l’abile mascheratura degli elementi e strutture per simulare l’effetto sorpresa, oltre che a simbologie naturali e rispetto dei numeri sacri (in particolare del tre e del cinque).

L’immagine che abbiamo dell’architettura cinese compresi i maestosi giardini imperiali si basa in linea di massima sui complessi costruiti nell’epoca Ming (1368 – 1644) e ancora oggi esistenti.

Tra questi il Palazzo imperiale con i suoi splendidi giardini (realizzato fra il 1417 e 1420), il Tempio del Cielo, il Tempio degli Antenati, la Grande Muraglia, gli uffici amministrativi e le opere di fortificazione delle città.

La dinastia Ming non apportò significative modifiche alle convenzioni formulate nel manuale d’architettura Yingzao fashi di epoca Song (al potere negli anni 960 – 1127 e 1127 – 1279).

Il giardino costituì uno dei grandi temi della pittura Ming.

Accanto alle descrizioni di giardini reali, attorno al 1634 fu pubblicato il primo saggio teorico sul giardinaggio, lo Yuan Ye di Ji Cheng (1582 – ?), un trattato in tre volumi che affronta tutti i settori fondamentali dell’architettura del giardino.

Edifici, scelta del terreno, montagne artificiali jiashan (con caverne), laghi e corsi d’acqua artificiali (non essendo sempre disponibili in natura), elementi decorativi quali intelaiature a graticcio per incorniciare paesaggi, porte, finestre ottagonali, sentieri costeggiati da muretti, eleganti ponticelli, balaustre nonché precise indicazioni sulla realizzazione del selciato o sulla scelta delle “pietre capricciose” e degli scorci panoramici (i jie jing, o panorami “in prestito”).

La regola suprema era creare una copia della natura, ancor più ricca di significati dell’”originale”.

Nulla era lasciato al caso

Caratteristica essenziale per il Feng shui era la scelta della posizione del giardino.

Un esempio era essere orientato secondo l’asse nord-sud con il nord in direzione delle montagne, ad ovest rispetto alle città, e sull’acqua, circondato da un paesaggio interessante dal quale si potesse cogliere una bella vista.

Fondamentale è il principio di varietà, di cui la natura stessa fornisce esempio, così come l’alternanza di elementi animati e inanimati.

Ciò spiega l’ampio ventaglio di tipologie architettoniche all’interno del giardino, dal padiglione triangolare aperto agli ambulacri (corridoi coperti a portico), fino ai castelletti a due piani (lou).

La simmetria nel giardino è assolutamente bandita

Prendendo a modello l’irregolarità della natura, l’obiettivo diventa quello di disporre in modo irregolare gli edifici nello spazio, in modo da destare quanto più possibile un senso di meraviglioso stupore.

La creazione di un giardino si considerava conclusa solo quando ogni suo scenario era stato battezzato con un nome specifico (come il Giardino asciutto,  il Giardino del Maestro delle Reti, il Giardino dell’Eterna Primavera o il Giardino della Distensione).

Il manuale di Ji Cheng non si proponeva come un insieme di rigide regole, bensì come uno spunto d’ispirazione, da sviluppare a piacere. Per Ji l’arte del giardinaggio consisteva nella creazione di un’assoluta illusione di paesaggio naturale, catturando nel giardino lo spirito (Qi) della natura con mezzi artificiali, quasi una sorta di raffinazione della natura stessa
(Fahr Becker G., 1999).

Il giardino deve offrire un rifugio

Il senso del giardino è offrire un riparo circondato dalla vista di paesaggi accattivanti presi in “prestito” dalla natura.

Non mancano i motivi simbolici e formali, rappresentati molte volte da draghi come simbolo del fluire dell’acqua.

Un esempio lo è la forma del vaso utilizzata in molte porte di giardini perché tale forma, ping evoca per omofonia la parola “pace”, oppure dei padiglioni acquatici con fondamenta in pietra riproducenti la chiglia di un’imbarcazione.

L’architettura di epoca Qing (1644 – 1911) mantenne immutati i canoni della tradizione Ming.

Non avendo più sufficiente spazio libero a disposizione, gli imperatori Qing non ebbero la possibilità di realizzare a Pechino o nei palazzi imperiali opere grandiose come i predecessori.

Dovettero accontentarsi di opere di abbellimento e di restauro. L’epoca Qing fu soprattutto l’età del restauro dei giardini imperiali.

Non esistevano architetti specializzati, ma soltanto artigiani del settore. Ricchi commercianti, funzionari-letterati e l’imperatore stesso, traevano un appagamento tutto intellettuale dal modellare e migliorare la natura.

Erano loro a suggerire le idee che geomanti, carpentieri, manovali, giardinieri e “artisti delle pietre”, o “maestri delle montagne artificiali”, dovevano tradurre in pratica.

Lo spunto iniziale era spesso suggerito dall’imitazione di giardini altrui, da descrizioni letterarie, dalla pittura a carattere documentario e dalla poesia, uniti ai suggerimenti tratti dallo Yuan Ye e dalla disciplina del Feng shui.

Caratteristiche fondamentali del giardino, a prescindere dalle dimensioni, erano come sempre la varietà, l’effetto sorpresa e la presenza di paesaggi naturali creati con mezzi artificiali.

Yuyuan garden a Shanghay

Lo Yuyuan garden si trova nella parte nord-orientale della vecchia città di Shanghai, e nel cuore dell’odierna città.

Secondo la pratica del Feng shui analizzando la Scuola della bussola si nota che il giardino è localizzato nella zona sottoposta all’energia Legno perfettamente in armonia secondo i 5 elementi.

Inoltre il giardino si trova nell’ansa favorevole (abbraccio) del fiume Huangpu.

È un classico giardino cinese originariamente privato che risale all’epoca dei Ming con una storia di oltre 400 anni.

Interessante è il Dragon wall situato secondo la teoria dei 4 animali a sinistra rispetto all’ingresso principale.

I giardini d’acqua sono quasi tutti nella parte est e sud-est cioè nella zona con energia Legno.

Nella parte finale del giardino come elemento di attraversamento di un grande stagno c’è un ponte a nove zig-zag.

La presenza dei cinque elementi

Fuoco: si ritrova nella conformazione dei tetti dei padiglioni con le punte rivolte verso l’alto, nel colore delle pareti dei padiglioni, nei pesci rossi presenti in enorme quantità e nella colorazione di alcuni fiori.

Terra: nelle rocce, sassi, nella pianta di alcuni padiglioni.

Metallo: negli archi di alcuni passaggi, nella colorazione bianca del muro.

Acqua: negli stagni, e nelle vetrate dei padiglioni.

Legno: nella vegetazione.

La tendenza moderna è quella di creare dei giardini e stanze esterne per la meditazione. 

Infatti la richiesta è in forte crescita anche nel mondo occidentale.