
«La casa è un sogno» – scrive Gio Ponti tra le pagine de L’architettura è un cristallo, precisando che si tratta dell’apporto di Luisa Gusberti alla prima edizione dell’opera. Legando la poetica dell’architettura ad un sentire al femminile, si ripercorre, in poche e acute pagine, l’idea di un abitare sul filo del sogno e della possibilità.
Casa nell’animo
La casa nell’animo, cioè nel giudizio femminile non appartiene solo alle possibili realizzazioni dell’Architettura, a quello che è dell’Architetto, ma appartiene a qualcosa di più intimo, anche di impossibile; ad un complesso di desideri e di abbandoni e di bellezze che si pensa non sarà mai appagato. Un sogno.
Nel testo prende allora corpo l’idea di un nido primordiale a cui l’individuo aspira ad ogni passo della sua esistenza, tra speranza e possibilità, negazione e continua ricerca:
Ogni uccello ha il suo nido, perfetto come lo vuole lui; non è un sogno, è una possibilità appagata. […] Per tante donne e uomini, questa possibilità, la casa sognata, non è mai appagata (e non avrai dove posare il capo) e la casa loro non è «la loro» casa. Per tanti resta un lungo sogno […]
Partendo da una trattazione, quella del nido, che sembra richiamare La poetica dello Spazio di Bachelard, queste poche righe aprono ad uno dei temi forse più caldi di un presente che si trova sempre più spesso, faccia a faccia, con il dolore e la sofferenza di coloro che sono costretti ad abbandonare la terra natìa, con la promessa di un futuro dai tratti sfocati e labili.
[…] è un cristallo […] è una conchiglia. […] quando finalmente tocca all’Architetto costruire per qualcun di loro la casa, interpreti egli meglio che può questo sogno, questa lunga attesa e speranza: non intervenga brutalmente con teorie e abitudini sue.
Ed ecco che si fa spazio l’idea di una poetica del sociale per quelle scelte che devono motivare e ispirare l’operato dell’architetto. Il prezioso manoscritto a firma Gio Ponti sembra allora sancire, anticipando di decenni, quella che sarà denominata l’etica della cura, soprattutto per quanto concerne una nuova e concreta progettazione urbanistica degli spazi di vita collettivi:
L’ARCHITETTO, l’Artista, quando costruisce una abitazione non ne cerchi lodi per valori formali […] La massima lode alla quale deve aspirare è che gli abitatori gli dicano: Architetto, in questa casa che lei ha fatto per noi, noi viviamo (o abbiamo vissuto) felici: essa ci è cara. Essa è un episodio felice della nostra vita.
[…] Immaginando i suoi interni l’ARCHITETTO, l’Artista, oda le voci fra le pareti; di donna, di fanciulli, d’uomo. Oda una canzone volare dalla finestra. Oda nomi gridati […] Oda mestieri.
[…] raggiungerà così un’estetica di valori sicuri, espressi da forme giuste, un’estetica di forme indiscutibili, vere: umane.
Ambientalismo della cura e progettisti consapevoli
È una scelta controcorrente […] Parlare di cura significa attuare scelte consapevoli per farsi carico del futuro. […] Le logiche più diffuse appaiono dominate in modo perverso dall’individualismo, dall’economia fagocitante e dal tempo che incalza. Noi vogliamo invitarvi a cambiare passo […] Cura può significare apprensione e sollecitudine. […] Parlare di cura significa prendere atto di una pratica di consapevolezza che supera l’idea convenzionale, quanto riduttiva, di accudimento [per tempo relegata a peculiare mansione femminile], per integrare ben più ampie dimensioni di responsabilità, coinvolgimento emotivo ed empatico.
La cura è una pratica che si distanzia da contenuti puramente astratti o ideali. Essa sollecita un impegno sistematico in grado di avviare azioni concrete […] per la salute del nostro pianeta […] per la manutenzione degli spazi abitabili.
[…] Pratica politica e impegno civile.
Come ben sottolineato da Claudia Mattogno in un brillante saggio dal titolo evocativo Prendersi cura, il nostro presente richiede un’empatica nuova relazione con le «tracce plurali delle esistenze», affinché vengano a generarsi azioni concrete e mirate al rispetto tanto dell’altro, quanto dell’ambiente che con quest’ultimo coralmente abitiamo. In un tale contesto, la trattazione urbanistica e architettonica si fa portavoce di temi così universali e portentosi da trascendere la specificità della professione, per abbracciare riflessioni che armonicamente cantano l’esistenza:
[…] è una interpretazione della vita.
Crediti immagine:
– Courtesy Riccardo Beretta, Taccuino.
– Courtesy Riccardo Beretta, Scendere in noi stessi I, 2020. Embroidery on bleached and painted cotton velvet, lava stone, hyaline quartz, citrine quarz, quartzite; 66,5×44,5×5 cm.
– Courtesy Riccardo Beretta, Scendere in noi stessi II, 2021. Embroidery on bleached and painted cotton velvet, lava stone, hyaline quartz, citrine quarz, rose quartz, smoky quartz, eosite quartz, quartzite, rhodochrosite; 102x63x7 cm.
– Courtesy Riccardo Beretta, Immaginazione Volontà Sogno #02, 2020. Embroidery on painted cotton velvet; 90×57 cm.
Riferimenti bibliografici
– Ferran Florence, Mattogno Claudia, Metta Annalisa, Coltiviamo il nostro giardino. Osare nuovi paesaggi, prendersi cura, inselvatichire il mondo, DeriveApprodi, Roma 2019.
– Ponti Gio, Amate l’architettura. L’architettura è un cristallo, Rizzoli, Milano 2015.