
Venezia e un nuovo approccio alla ruralità
Uno spazio storico. Traghettare la narrazione architettonica «dal testo al contesto». Felice Mometti racconta come in un’intervista del 1986, alla domanda sul ruolo della critica nello sviluppo del discorso architettonico, Manfredo Tafuri abbia risposto: «La critica non esiste, c’è solo la storia». Assunto quantomai complesso, esente da ogni accezione provocatoria se si fa riferimento al saggio La sfera e il Labirinto:
La storia è […] un “produrre” in tutte le articolazioni del termine. Produzione di significati, a partire dalle “tracce significanti” degli eventi, costruzione analitica mai definitiva e sempre provvisoria, strumento di decostruzione di realtà accertabili. Come tale la storia è determinata e determinante: è determinata dalle proprie stesse tradizioni, dagli oggetti che analizza, dai metodi che adotta; determina le trasformazioni di sé e del reale che decostruisce.
La Ricerca per il Rinascimento di Tafuri, con lo specifico di un attento studio del rapporto tra Venezia e l’Umanesimo, illumina la conoscenza di un percorso che muove tra progetto e luogo. Tafuri propone una portentosa riflessione su larga scala, in cui la strategia politica territoriale, incontra le risultanti progettuali e figurative, per approdare alla constatazione che nella progettualità del Palladio muovano «aspetti ideologici, politici, insediativi, e non solo l’astrazione della forma».

Andrea Palladio, pianta di Villa Almerico Capra (detta La rotonda), ne I quattro libri di architettura, 1570.
Il territorio veneto e la civiltà delle ville
Venezia inventa il Veneto e il Veneto cambierà Venezia.
Philippe Daverio, 2013
Agli inizi del XVI secolo la storia di Venezia muta sostanzialmente a seguito della caduta di Costantinopoli, così come anche con la scoperta dell’America di Cristoforo Colombo.
Come riporta ancora Daverio:
[…] dal mare si comincia a pensare alla terra. E poi, nel 1508, c’è l’ultimo tentativo di reprimere la Serenissima, fatto dalla Lega di Cambrai che mette insieme l’Impero, la Francia e il Papato. Fino a quel momento, la pittura veneziana rappresenta sempre e solo la città […] Dopo quel bizzarro pasticcio, Venezia muterà direzione, guarderà definitivamente alla terraferma.
Il declino di un’economia mercantile con lo sguardo voltato ad Oriente, l’espansionismo dell’Impero Turco verso Occidente, una flotta rivaleggiata dai veloci vascelli inglesi, spingono l’élite dirigente veneziana a muovere pian piano su altre strade: segue un’attenta riorganizzazione delle vie commerciali interne, nonché nuovi investimenti sul più sicuro sviluppo agricolo della campagna veneta.

Andrea Palladio, Villa Almerico Capra (detta La rotonda), 1566-85, Vicenza.
Come scrive Domenico Chizzoniti in Andrea Palladio. Ideologia e figurazione:
La rinuncia alla politica di espansione oltre i confini dello stato veneto – dichiarazione annunciata dal doge Andrea Gritti insediato dal 1523 fino al 1538 – rilanciava la città lagunare verso nuovi fasti, quale isola felice e rifugio di notevoli artisti e letterati d’Italia. […] Era chiaro l’intento di programmare dislocazioni strategiche nella campagna, cui la nobiltà capitalistica veneta mirava […]
Nel nuovo programma politico-commerciale la città di Venezia assume il potere e compito di direzionalità e coordinamento di tutte quelle attività svolte nei centri rurali e periferici dell’entroterra.
Durante gli anni successivi alle disfatte di Agnadello e Cambrai subite dalla Serenissima, la rinascita dello stato veneziano avviene attraverso una serie di provvedimenti che tendono a consolidare il «mito di Venezia» come «terza Roma». La città, che attraversa una grave crisi economica, decide di procedere ad una generalizzata «renovatio imperi» […]
Andrea Palladio e i progetti per una campagna infrastrutturata
Se il classicismo di Sansovino, propenso tanto al rinnovamento, quanto al rispetto della tradizione goticheggiante cara all’aristocrazia conservatrice veneziana attira il favore della dirigenza, la nuova aspirazione e sintesi classicista del Palladio riesce a giungere a compita affermazione nelle “aree indipendenti” della campagna. Territori poco o per nulla sondati dalla rivendicata tradizione cittadina.

Andrea Palladio, Villa Almerico Capra (detta La rotonda), 1566-85, Vicenza.
Il programma palladiano rompe il percorso di una tradizione figurativa tutta veneziana, voce di un modello politico fortemente arroccato su di un conservatorismo di tipo oligarchico. Il suo progetto che si costruisce su singole unità, forme, facendo ricorso ad una raffinata rivisitazione del codice classico, esprime tutto il desiderio di «monumentalizzazione del paesaggio veneto».
Come scriverà Aldo Rossi:
[…] Questa costituzione fisica del paesaggio che è la caratteristica indubbia di ogni intervento del Palladio – nel senso che egli la accentua e la definisce – è anche costituita da una forma di immaginazione collettiva che trova nella speciale continuità del classicismo in questa terra, un’immagine che comprende concretamente Venezia e la città di terraferma in un unico quadro di riferimento […]
Nobile e salubre vita campestre
[…] Io ho fatto in tutte le fabriche di Villa, & ancho in alcune della Città di Frontespicio nella facciata dinanti; nella quale sono le porte principali: percioche questi tali Frontespici accusano l’entrata della casa, & servono molto alla grandezza, e alla magnificenza dell’opera; facendosi in questo modo la parte dinanti più eminente dell’altre parti: oltra che riescono commodissimi per le Insegne, overo Armi de gli Edificatori, le quali si sogliono collocare nel mezo delle facciate […]
Andrea palladio, 1570

Andrea Palladio, Villa Badoer (detta La Badoera), 1555-1557, Fratta Polesine (RO).
Il mito della salubrità della quotidianità rurale, con la conseguente rinascita della villa campestre, risale agli inizi del Quattrocento. Locus amoenus e rifugio dalla vita attiva della città, la narrazione della campagna presso i nobili e l’aristocrazia è stata sempre motivata e accompagnata dalla lettura di opere sulla vita in villa (Orazio, Lucrezio, Varrone, Plinio il Giovane). Allo spirito edonistico, soprattutto in area veneta, si accompagna poi la ragione dell’attività pratica, con la manualistica agronomica di Cicerone e Plinio il Vecchio. Pragmatismo e spirito “imprenditoriale” estremamente affine ad un’aristocrazia cittadina che cerca nella campagna e nella conseguente produzione agraria nuovo profitto.
L’ideologia architettonica, riferita alle tecniche costruttive, alla relazione tra le forme e tra i volumi nella morfologia urbana, alle teorie della progettazione, si forma all’interno delle trasformazioni dei rapporti di produzione. È un’ideologia che non si accontenta di essere solo mistificazione della realtà e falsa coscienza, ma è orientata dalla ricerca dei propri elementi costitutivi nella “materialità” – organizzazione del lavoro, codici simbolici della produzione […]
Felice Mometti, 2012

Andrea Palladio, Villa Badoer (detta La Badoera), 1555-1557, Fratta Polesine (RO).
Con Palladio l’insediamento rurale assume il ruolo di terminale della città; la comunità gravita allora attorno alla villa e alla dirigenza padronale, che ne coordina le attività produttive:
L’organizzazione della villa mostra i requisiti di efficienza assimilabili ad un’unità produttiva ad elevato rendimento. Tuttavia, nella sua figurazione complessiva palesa un grado di eccentricità, teso ad esaltarne l’immagine e rimarcare il grado di civiltà raggiunta […]
Domenico Chizzoniti, 2017
Come ricorda ancora una volta Philippe Daverio «il lusso veneziano si trasferisce in campagna, dove, nelle ville palladiane, troverà l’opportunità dell’esaltazione massima, ed emuli infiniti del suo gusto e del suo fare».

Andrea Palladio, Villa Thiene, Valmarana, 1545, Quinto Vicentino (VI)
Fonte del repertorio fotografico www.villevenete.net
Riferimenti bibliografici
Chizzoniti D., Andrea Palladio. Ideologia e figurazione, Mimesis, Sesto San Giovanni 2017.
Mometti F., Ideologia come architettura. Manfredo Tafuri e la storia critica, in «Scienza&Politica», vol.XXV, Universitè Paris VIII-Saint Denis, Saint Denis 2012.
Palladio A., I quattro libri dell’architettura, Libro II, cap. XVI, Ulrico Hoepli Editore, Milano 1990.
Rossi A., Caratteri urbani delle città venete. Le città venete e l’architettura palladiana, in AA.VV. La città di Padova, Officina, Roma 1970.
Tafuri M., La sfera e il Labirinto. Avanguardie e architettura da Piranesi agli anni ’70, Einaudi, Torino 1980.
Tafuri M., Venezia e il Rinascimento. Religione, scienza, architettura, Einaudi, Torino 1985.
Tafuri M., Ricerca del Rinascimento. Principi, città, architetto, Einaudi, Torino 1992.