spazio abitativo

Venezia fino a quando? Scriveva nel 1967 il giornalista Giulio Obici.

Dal 2008 il contatore posto nell’interno vetrina della storica Farmacia Morelli di campo San Bortolomio, ai piedi del Ponte di Rialto, segnala ai passanti più attenti il numero di abitanti della Città Storica; scesa oggi sotto le 50 mila unità.
Fenomeno, quello dell’esodo dalla città insulare, non più correlato unicamente agli eventi delle acque alte ed alle loro conseguenze, ma anche alla continua ascesa della monocoltura turistica.

L’interrogativo induce a compiere una riflessione sull’abitare – ovvero vivere e risiedere in un luogo – riferito al contesto specifico della città lagunare.

“Nulla dà l’idea d’una dimensione in più quanto le case di Venezia le cui porte s’aprono sull’acqua; è sempre una sfida per la pigrizia mentale del l’uomo di terraferma abituarsi all’idea che è quella la vera porta, mentre l’altra, che dà sul campo o sulla calle, è solo una porta secondaria.
Ma basta riflettere un momento per capire che la porta sul canale collega non a una particolare via acquatica ma a tutte le vie dell’acqua, cioè alla distesa liquida che avvolge tutto il pianeta. È questo che si sente nelle case di Venezia: che la porta terrestre dà accesso a una porzione di mondo limitata, a un isolotto, mentre la porta sull’acqua dà direttamente su una dimensione senza confini”

Le parole di Italo Calvino sembrano voler indurre l’abitante a guardare la propria casa con occhi differenti e, attraverso di essa, a variare il punto di vista nei confronti della città ed oltre.

Modello abitativo

È necessario reinterpretare lo spazio domestico rendendolo complesso: sia in termini funzionali, ibridando la residenza con altre funzioni produttive; che di fruizione degli spazi, immaginando un’ospitalità mista fra residente e viaggiatore (nuovo residente).
In questo modello abitativo – reinterpretazione della tradizionale casa fondaco veneziana – l’abitante assume un ruolo duplice: facilitatore del processo di coabitazione nonché prosumer (produttore – consumatore d’informazione) di un palinsesto di attività culturali (ma non solo) spontanee.
Vi è inoltre l’acqua – “la dimensione in più” immaginata dallo scrittore di Ti con zero – elemento unificatore della città, imprescindibile per chi vi abita, che può essere oltremodo associata al concetto di intelligenza connettiva: termine coniato da Derrick De Kerckhove ed indagato in ambito urbano da Carlo Infante di Urban Experience.

Venezia saprà quindi conservare a lungo le sue pietre, ma i suoi custodi dovranno riscoprirsi navigatori capaci di disegnare nuove geografie a partire dalle tematiche rilevanti locali in relazione ai saperi globali.

bellinatogiacomazzi