Opera Dalisi

Alle soglie del XX secolo John Ruskin suggeriva di ricercare due elementi essenziali negli edifici che ci ospitano: un solido riparo e un eco di quel che si considera importante e meritevole di ricordo. Considerazione questa che pare riallacciarsi alla definizione, che circa un secolo più tardi Yona Friedman teorizzerà a proposito dell’architettura sostenibile. Le sue città per vivere sono costituite da edifici, che partendo dall’idea fondamentale che casa sia il luogo che offre un tetto, del cibo e l’idea di intimità, giungono a sottolineare l’importanza, che la progettazione degli ambienti sia frutto della creazione di colui che vi abita. Partendo da una tale premessa occorre forse chiedersi, quali nuovi percorsi aprano oggi per l’architettura. E, soprattutto, quale fondamentale nuovo ruolo spetta all’architetto, in una realtà, che inevitabilmente deve guardare ad un domani più sostenibile e solidale? Come non riportare allora alla mente la grande lezione di Riccardo Dalisi e del suo “bambino (liberato)” nel cuore delle periferie urbane…

Tra architettura d’animazione e antropologia

“[…] Se non è anche antropologia, l’animazione non è nulla. L’operatore estetico indaga nel vivo della tradizione facendola riemergere, mostrandola, agendola, risignificandola. L’uso, il gergo, il valore, la credenza, le tecniche antiche del lavoro artigiano rivivino; l’animazione le fa riemergere, ma l’azione estetica le agisce, le mostra con infuso dentro un senso più attuale e le protrae nel tempo, per mesi, finché lascia un segno nell’ambiente. […] C’è da rileggere e dimostrare al quartiere il suo potenziale culturale sepolto.”

L’esperienza dell’architetto Riccardo Dalisi al Rione Traiano di Napoli, così come alla “Casa del Popolo” di Porticelli, nasce dall’intuizione che vi sia la grande necessità di ripartire dalle periferie urbane, quei luoghi carichi di «[…] valori che la società organizzata non ha più considerato perché non ha trovato posto per inserirli nei suoi meccanismi stretti e ineluttabili.»

Negli anni Settanta, in un vitale fervore sociale che porta gli artisti a scendere in strada, Dalisi e i suoi studenti apriranno ad una delle parentesi più belle di intervento a favore della valorizzazione del territorio e delle realtà più fragili. In Dalisi sarà sempre vivo un sodalizio artistico tra architettura, arte e artigianato, così come una grande attenzione all’unicità, che può derivare dall’impegno e fantasia dei più giovani. I suoi bambini al Traiano, saranno fautori di molteplici attività, che tracceranno nuove possibilità di rigenerazione urbana a seguito di uno studio concreto dei reali requisiti, che un buon edificio debba possedere affinché possa ritenersi patrimonio di tutti:

“[…] Dirò che secondo me gli architetti contemporanei dovrebbero fare di tutto perché l’architettura dei prossimi anni sia sempre meno la rappresentazione di chi progetta e sempre più la rappresentazione di chi la usa.”

sketch Friedman

©Courtesy Yona Friedman http://www.yonafriedman.nl

ragazzi che costruiscono un'opera con delle assi di legno

© Courtesy Riccardo Dalisi https://www.riccardodalisi.it

L’essenzialità dell’impegno civile

“Ogni cosa realizzata è un miracolo, è l’esito concreto e visibile di un lavoro paziente che si affianca a quello meno vistoso sia nostro sia degli altri […]

Il risultato a cui tende il laboratorio è di carattere civile: se cerchiamo soluzioni per l’arredo urbano è perché attraverso l’immagine l’utente riflette sulla difesa dei beni comuni, l’acqua, ad esempio, sull’eliminazione dei rifiuti, sul traffico; da una cura responsabile degli spazi urbani viene modificato il rapporto con le istituzioni…”

L’esperienza fortemente sentita di Riccardo Dalisi e tutte le sperimentazioni decorse negli anni Ottanta, Novanta e Duemila, conducono ad una sempre più marcata certezza che l’architettura, così come l’arte tutta, allorquando confluiscono, attive, nel quotidiano spingono inesorabilmente al cambiamento. Occorrerà pertanto che i suoi fautori, realizzata l’importanza e responsabilità del ruolo che investono, si impegnino affinché «la creatività che non ha limiti, non ha confini, nessuna chiusura” sia il grido di una “emancipazione vera, concreta», SEMPRE NUOVA.

bozza di Dalisi

©Courtesy Yona Friedman http://www.yonafriedman.nl

Riferimenti Bibliografici

– Y. Friedman, L’architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà, Bollati Boringhieri, Torino 2003.
– T. Abbate, Il bambino liberato. Riccardo Dalisi e le periferie urbane, Artetetra, Capua 2019.
– R. Dalisi, Architettura d’animazione. Cultura del proletariato e lavoro di quartiere a Napoli, Beniamino Carucci editore, Roma 1975.
– G. De Carlo, L’Architettura della partecipazione, Quodlibet, Macerata 2015.
– A. Pioselli, L’arte nello spazio urbano, Johan&Levi editore, Milano 2015.

Immagini Archivio Dalisi, riconosciuto di interesse culturale dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania.