Coppertina Athlaoich

Le bandiere di Mac Athlaoich alla Galleria Weber&Weber di Torino

«Scrivo per percorrermi» – afferma Henri Michaux. Georges Perec, invece, abiterà la tanto cara pagina bianca del potenziale, intravedendo in essa il territorio di un vuoto-pieno, da cui ogni artista ‘estrapola’ le espressioni della propria visione. Può, allora, anche il ‘muro neutro’ della galleria d’arte farsi portavoce di uno spazio vissuto, pronto ad accogliere l’opera?

La personale Percept/Ethos dell’artista irlandese Colm Mac Athlaoich, inauguratasi nel novembre 2021 presso la Galleria Weber&Weber di Torino con la curatela di Valeria Ceregini, è un valido esempio di dialogo spontaneo e vitale tra arte e spazio architettonico, ad essa adibito.

La poesia dell’osservazione: riflessioni su una “realtà incorniciata”

La realtà implica molto più di ciò che vediamo. Quel che si delinea, per mezzo della percezione, è l’esistenza di un territorio impossibile da rinchiudere entro confini prestabiliti. Per molto tempo, infatti, ci si è focalizzati su un atteggiamento culturale teso a classificare, portare alla luce, organizzare, disciplinare la forza di una sola realtà maestra, quasi totalizzante. Come ben spiegato da Francesca Alfano Miglietti, oggi l’arte suggerisce:

Un modo di vedere attraverso uno sguardo ‘meticcio’, un guardare oltre quella linea di confine […] un sapere capace di divenire punto di vista mobile, una collezione di storie, di luoghi, di andamenti. Un’alterazione che cambia lo sguardo e fonda nuove modalità di relazione e di contatto.

La questione delle immagini e degli sguardi diventa una vera e propria questione poetica.

The world give at noon

The world give at noon 1, 2021. Oil on canvas, 140×110 cm

Una nuova modalità di approccio alle immagini della stampa e dei mass media in generale è quella offerta dall’artista di origine irlandese e attualmente residente a Bruxelles, Colm Mac Athlaoich. Come emozionalmente suggerito da Els Opsomer, in conversazione con l’artista:

I tuoi dipinti astraggono la crudezza della realtà. Da un lato l’immagine della realtà diventa più oscura, dall’altro la rende più palpabile. Il tuo atteggiamento visivo è quello di esitazione e perseveranza combinate. […] È un invito a guardare e rivedere il dipinto e ad immaginare la fonte madre. Viene fornito solo un piccolo accenno di quelle che potrebbero essere le premesse dell’immagine originale.

[…] Tu e i tuoi dipinti sembrate mettere in discussione l’umanità tutta insieme.

Mac Athlaoich, partendo e traendo difatti ispirazione dal caotico universo mediatico, con ben quattro serie di esposizioni internazionali dal titolo Percept, Percept/Pathos, Percept/Logos, Percept/Ethos, affronta e delinea una visione alternativa di temi estremamente caldi, come il conflitto, le migrazioni, il rapporto dell’individuo con i mezzi della comunicazione e della stampa.

Percept/Ethos

Percept/Ethos, Galleria Weber&Weber, Torino, novembre 2021

Percept: una risposta emotiva al vedere 

Come suggerisce Deleuze: «per strappare la percezione dalle percezioni degli oggetti.»
[…] L’opera non esiste come ciò che vediamo, ma come ciò che sentiamo.

In Mac Athlaoich, ‘percept’ illustra il modo in cui si articola l’osservazione, allorquando si entra in contatto con un’immagine che attira la nostra attenzione.

R.Flag Photocall 8

R.Flag Photocall 8, 2022. Oil on canvas, 70×60 cm

La metodologia progettuale dell’artista, trae origine dall’incontro con immagini e fotografie. Si procede con un attento lavoro di rielaborazione: disegni, ritagli, ricomposizioni, editing digitale. Il tratto fondamentale del processo pare condensarsi nel continuo dialogo tra la figurazione delle fonti e quella rielaborazione che mira all’astrazione:

Forse il motivo per cui sono attratto dall’astrazione è che mi piace lasciare l’immagine irrisolta; mi piace pensare che lo spettatore trovi ‘qualcos’altro’ nell’immagine, qualcosa che lo riguardi personalmente, permettendo all’immagine di continuare ad esistere senza un ‘punto fermo’. C’è sempre un attrito tra la realizzazione dell’immagine: sarà quasi riconoscibile, e poi non lo è più. E questa è sempre una sfida con te stesso: stai lottando per risolvere un’immagine per te stesso, e poi devi tirarti indietro; fermarti.

Assembly of flags

Assembly of flags, 2021

Riguardo l’incontro con la superficie pittorica e il rapporto con la materia, Mac Athlaoich aggiunge:

Raschiare, disegnare, fare collage, proiettare, modificare, colorare, modellare e invertire. Siamo attratti da luoghi familiari, ma sconosciuti. Si cerca di riconoscere figure e paesaggi ma si ritorna sempre al fatto pittorico, alla materia stessa. Lo sguardo tattile ci allena a cadere in un luogo di armonia e musicalità attraverso l’uso dei suoi colori tenui e composizioni elaborate. Tutto è sopra e sotto la superficie.

Le sfumature di materia e colore che l’artista imprime sulla tela sono l’espressione di un sensoriale lavoro di stratificazione che fa continuamente appello ad una vitale palpabilità, così come all’auto-sabotaggio:

[…] il disegno è solo qualcosa su cui rimbalzare […] è un punto di controllo. Una volta che i pezzi iniziano a riunirsi sulla tela, puoi prenderti delle libertà e prendere decisioni. In realtà, con la pittura mi sforzo di imbattermi in situazioni difficili […] Parte della mia pratica è cosciente che alle volte auto-saboterò di proposito il lavoro per uscire dalla zona di comfort e dalla linearità di lavorare in un certo modo.

Quanto detto forse deriva dall’essere stato portato ad abbracciare gli incidenti felici da bambino?

 I dipinti stratificati di Colm Mac Athlaoich invitano il fruitore ad uno sguardo libero, liquido e dinamico, dove ogni «frammento di visione, ogni stralcio, ogni piega», divengono l’occasione per un’indagine linguistica che mira ad aprire ad un modo altro di percepire la quotidianità e il suo panorama visivo.

Safe swimming

Safe swimming, 2021. Oil on canvas, 70×60 cm

Lo sguardo dell’alterità: R.flag

Percept/Ethos indaga la materialità della bandiera fotografata prima come oggetto e in secondo luogo come incarnazione di una moltitudine di narrazioni. L’assortimento di bandiere selezionate per il lavoro proviene da Internet e dalla mia documentazione personale […]

Posizionamento, design, colore, simbolo, contesto, testo, messaggio: tutte queste possibilità coesistono con la bandiera. Il processo di pittura riflette questi elementi nella costruzione. […] Il soggetto bandiera in questa serie mette in discussione il suo scopo, il suo significato.

Soprattutto la bandiera dei rifugiati, creata per le Olimpiadi di Tokyo, rappresenta un’identità senza nazione, ribalta la nostra nozione di semiotica, simbolismo, nazionalismo, è controcoloniale. Gran parte della nostra percezione sulle bandiere è legata al colore e al motivo, quindi capovolgere questi segnali significa giocare con la nostra idea di identità o almeno mettere in discussione il nostro rapporto con essa.

L’artista, attraverso la rielaborazione dell’elemento bandiera, delinea un paesaggio mentale dove la continua mutazione dello sguardo, nonché l’incontro/scontro di più punti di vista, aprono alla possibilità di concepire il mondo attraverso un’apertura al cospetto dell’altro.

R.Flag Photocall. 1

R.Flag Photocall. 1, 2021. Oil on canvas, 140×110 cm

Come sottolineato ancora una volta da Els Opsomer:

Il tuo processo di appropriazione dell’immagine aggiunge una parte enorme al suo significato. Esponi un atteggiamento sottile nei confronti dei documenti che incontri. Questa appropriazione è di gentilezza, riluttanza e rispetto. Sottolinea e invita a guardare con attenzione. I tuoi dipinti sono stratificati.

Nel momento in cui appaiono, si interrogano.

Varchi d’incontro: condividere spazi e molteplici visioni

Nel percorso espositivo realizzato nei mesi di novembre e dicembre 2021 presso la Galleria Weber&Weber di Torino, le diverse varianti della R.Flag, come anche Clean Beach e Safe Swimming, muovevano in una ‘traiettoria a stanze’ che con la presenza di porte e varchi, anche solo tracciati nel muro possente e dal soffitto alto, ha donato ulteriori chiavi di lettura al progetto d’artista.

Percept/Ethos

Percept/Ethos, Galleria Weber&Weber, Torino, novembre 2021

Se, infatti, ci fermassimo a riflettere sulla condizione del rifugiato, ci accorgeremmo immediatamente che questa è la triste e complessa condizione di colui che vede, simbolicamente e drammaticamente, serrarsi alle proprie spalle la porta di casa e che, speranzoso e senza più nulla da perdere, muove il suo sguardo e il suo corpo verso un nuovo e sconosciuto varco di ingresso. L’epopea del rifugiato, insomma, ha a che vedere con un grande labirinto di varchi e porte: generose o serrate. La porta si fa così simbolo di salvezza o condanna, speranza o falsa illusione.

Le bandiere di Colm, in uno scrigno del quadrilatero di Torino, si sono fatte portavoce della necessità di vedere oltre una realtà data. Con rispettoso, doveroso spirito di riflessione, da applicare sempre e comunque.

La porta: fughe d’immaginazione

Della porta, tra presenza fisica e simbologia evocativa, parlerà Georges Perec nel suo Specie di spazi:

Ci si protegge, ci si barrica. Le porte bloccano e separano. La porta rompe lo spazio, lo scinde, vieta l’osmosi, impone la compartimentazione. […]

Bisogna oltrepassare la soglia, bisogna comunicare […]

In architettura la porta rimarca un passaggio, il collegamento tra uno spazio e l’altro, l’estetica e la coerenza con un’idea progettuale. A tal proposito, il grande Carlo Scarpa ha donato una profonda riflessione sulla relazione esistente tra la larghezza degli spazi architettonici, anche interstiziali, e i materiali da impiegare per la progettazione.

L’elemento porta in Amate l’architettura di Giò Ponti «è un invito». A riguardo, Luisa Gusberti scriverà:

[…] per essa si accede alla casa, il mondo nuovo, intimo, personale, asilo, ospitalità, conforto, riparo e rifugio, fuori dalle miserie e cattiverie del mondo (non per nulla la legge vieta la violazione del domicilio: violazione di un sogno o d’una disperazione)

In Bachelard la porta, la ‘patria geometrica’, incontra l’essere e la sua intimità. Affrontando, difatti, la dialettica del di fuori e del di dentro, egli afferma:

La porta è tutto un cosmo […] Si racconterebbe tutta la propria vita, se si dovesse dire di tutte le porte che si sono chiuse, aperte, di tutte le porte che si vorrebbero riaprire. 

 

Il repertorio fotografico e documentaristico che accompagna il testo è qui riportato su gentile concessione dell’artista.

Riferimenti bibliografici

G. Bachelard, La poetica dello spazio, Edizioni Dedalo, Bari 2006.
F. Alfano Miglietti, A perdita d’occhio. Visibilità e invisibilità nell’arte contemporanea, Skira, Milano 2018.
G. Perec, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, Torino 1996.
G. Ponti, Amate l’architettura. L’architettura è un cristallo, Rizzoli, Milano 2015.

Testi delle mostre

Percept/Ethos, testo a cura di V.Ceregini, Galleria Weber&Weber, Torino 2021.
Percept/Logos, testo a cura di E. Opsomer, HangTough Contemporary, Dublino 2021.
Percept/Pathos, Colm Mac Athlaoich in conversazione con Erik Bergrin, Grove Collective, Londra 2021.
Percept, Colm Mac Athlaoich in coversazione con Antoine Langenieux-Villard e Amelia Bowles, Luan Gallery, Athlone 2021.