Il progetto presentato in questo articolo è il tassello di un disegno più ampio che prevede la realizzazione di una “cintura verde” interposta tra il limite periferico del costruito e il limite delle aree agricole disposte lungo le ultime aree urbanizzate in direzione est della città.

La cintura verde cosi ideata, non si configura semplicemente come un parco a scala territoriale, ma si delinea come “dispositivo verde” in grado di rispondere alle esigenze, in termini di rigenerazione, valorizzazione identitaria e sostenibilità ambientale, di gestione del patrimonio materiale e immateriale a disposizione del Comune quale bene pubblico.

A scala territoriale la cintura verde si configura come un gate verde di accesso alla città. L’idea è quella di creare un landmark in cui la città si riconosca e con cui testimoniare la “svolta” green della città. Taranto in questi ultimi anni è diventata famosa a livello internazionale per la questione ambientale legata al comparto industriale dell’ex Ilva.

Se pur legittima e inoppugnabile, la questione ambientale ha contribuito alla formazione di un’immagine territoriale in cui le risorse ambientali, economiche, storiche, culturali e sociali sono drammaticamente compromesse e difficilmente recuperabili. Anche se ancora flebili e isolate, alcune iniziative sono state messe in cantiere per invertire la rotta e proiettare una nuova immagine della città.

Mappa del progetto

Una delle più significative è da ricercarsi in quella messa in campo dall’amministrazione comunale, per la stesura del nuovo PUG. Questa azione, insieme ad una decisa condivisione di valori e obiettivi con i vari portatori di interesse, dovrà essere la matrice in cui innestare politiche e progetti di sviluppo per territorio.

In quest’ottica il progetto vuole essere una sperimentazione con cui testare alcuni principi del D.P.P. del nuovo PUG, nonché del PUMS e del Piano Strategico “Taranto futuro prossimo” per promuovere sistemi di mobilità dolce. Situato nella periferia est della città, lungo il limite della “linea del costruito”, il progetto si pone come “cuscinetto” a protezione dell’espansione urbana, contrastando il consumo di suolo.

Questo cuscinetto, composto dalla fascia periurbana è a diretto contatto, oltre che con la parte urbanizzata, anche con il suolo agricolo, configurandosi come fascia di rispetto dello stesso andando a potenziare il rapporto città- campagna, come indicato nel PPTR.

Per concretizzare il progetto in un’azione tangibile e di “veloce” applicazione, si è reso necessario, dopo un’analisi delle risorse presenti nell’area di intervento, mappare i poli attrattori all’interno dell’area di studio. Come si evince dallo schema “Network polarità” l’area è ricca di poli attrattori di varia natura, che in alcuni casi versano in stato di abbandono e di degrado. Mettere in rete questi luoghi rafforzerebbe i servizi esistenti e ne aggiungerebbe di nuovi.

Per poter rimettere in “circolo” le risorse mappate, nello step successivo, il progetto è andato alla ricerca di un tessuto connettivo, capace di mettere in condivisione i poli attrattori con l’intero territorio in modo da creare un sistema integrato con il resto della città.

Il tessuto connettivo è stato individuato in tutte quelle aree vuote o in disuso che gravitano attorno o nei pressi dei poli mappati. Andando ad agire su queste aree si può “amplificare” l’efficacia delle polarità. Ad esempio si è notato che nelle vicinanze dello stadio E. Iacovone in zona della “Variante delle aree Contermini al CEP Salinella” e in zona interessata dal Piano urbanistico Esecutivo “Taranto due” ci sono numerose aree in disuso in cui si potrebbe prevedere l’installazione di strutture o impianti sportivi, anche temporanei, che, vista la presenza di altri impianti sportivi nelle vicinanze, potrebbero amplificare la vocazione sportiva dell’area anche ai fini della prevista partecipazione/organizzazione dei Giochi del Mediterraneo a Taranto nel 2026. La fase successiva prevede l’infrastrutturazione dell’area.

Mappa del progetto

Ciò si concretizza seguendo i principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, nella realizzazione di un’infrastruttura dolce capace di mettere in relazione tra loro tutte le aree su cui si andrà ad operare. Si crea in questo modo un network di percorsi ognuno con una sua peculiarità.

Si potrà passare con semplicità da un paesaggio agrario a uno archeologico (attraverso il parco archeologico delle mura greche o il parco archeologico di Collepasso) e ancora attraversare un paesaggio naturalistico attraversando l’area paludare delle saline. Tutto questo all’interno di un percorso unitario e integrato.

Il progetto così realizzato non può essere etichettato semplicemente come un parco in quanto cerca di rispondere all’esigenze di valorizzazione e recupero di immobili in disuso, all’aumento e creazione di nuovi servizi e alla rigenerazione urbana di aree degradate.

Mappa del progetto

ll progetto pilota diventa quindi un ottimo banco di prova per sperimentare nuove forme di gestione e pianificazione urbana da replicare in altre parti di città. Le azioni proposte, per attuare “la infrastruttura verde” attraverso il progetto pilota che vuole: migliorare e/o integrare gli impianti sportivi necessari per far fronte alla organizzazione a Taranto dei previsti Giochi del Mediterraneo (previsti per il 2026) e concorrere per la prima infrastrutturazione viaria per una mobilità dolce sostenibile secondo il PUMS, trovano sostegno finanziario nella programmazione regionale, nazionale e dell’U.E. altresì con la possibilità di attivazione di Programmi Pubblico Privati (P.P.P.) come previsto, anche in ultima analisi, dalla DGC n.108/2020.

 

Roberto La Gioia – Mario Francesco Romandini