
Architettura e fotografia: Un racconto di architettura per immagini
Ci sono tanti modi per raccontare una storia, uno di questi è la fotografia.
Architettura e fotografia, anche se apparentemente indipendenti l’una dall’altra, sono strettamente legate da elementi che le alimentano entrambe come: luce, misura, atmosfera, spazio e colore.
– Valia Barriello- Domus
L’architettura è la manifestazione concreta di un periodo storico, una cultura, un pensiero politico, religioso ecc., che si manifesta attraverso la composizione di elementi, quali volumi, colori e materiali con il compito di renderla fruibile e abitabile. La fotografia (dal greco phos, foto e graphis, grafia, disegno che significa letteralmente disegnare con la luce) è uno strumento che immortala attimi di realtà su un supporto cartaceo rendendo le immagini fruibili esteticamente. Attraverso la fotografia le immagini riprodotte (luoghi, persone, ombre ecc.) possono assumere valore di memoria, documento, metafora e poesia per cui diventa possibile raccontare una storia grazie alla sequenza di singole foto che, nell’insieme, devono riuscire a trasmettere il messaggio scelto dal fotografo.
“La bellezza del paesaggio antropico” è un racconto per immagini che mette in luce gli aspetti positivi dell’architettura, mostrandone il senso profondo, la spiritualità intrinseca, il legame con il territorio e con l’uomo.
Il paesaggio antropico
Demonizzato dalla cultura ambientalista, mortificato dalla burocrazia e imprigionato in un sistema corrotto, il paesaggio antropico, nel bene e nel male, accompagna la vita dell’individuo nel corso della vita. Il seguente saggio fotografico vuole mostrare l’architettura nella sua accezione positiva mettendo in evidenza la sua capacità di influenzare la vita dell’uomo, di integrarsi con gli elementi della natura e di apparire “viva” grazie al fatto di essere vissuta.
È suddiviso in tre capitoli, ognuno composto da tre scatti.
Primo capitolo
Nel primo capitolo “Architettura e Cielo” l’architettura viene accostata ad un elemento della natura (il cielo) facendone da cornice in diversi modi. In uguale misura i due soggetti si valorizzano vicendevolmente in un gioco di rimandi e relazioni simbiotiche tali da far apparire il cielo in armonia con lo stile architettonico.

Un cielo terso, sereno, solenne è racchiuso all’interno di una cornice medievale caratterizzata dallo stesso rigore aulico.

Una facciata gotica, smaterializzata e indefinita, si staglia diagonalmente contro un cielo frammentato e traforato per effetto delle nuvole.

Due grattacieli in vetro, lineari e contemporanei delimitano un cielo verticale, moderno, sfumato da un gioco di riflessi tra vetro e acqua.
Secondo capitolo
Nel secondo capitolo “Scenografie Urbane” il paesaggio costruito viene accostato all’uomo facendo da scenario alla sua quotidianità. Nei tre scatti si mette in evidenza la capacità dell’architettura di accompagnare, valorizzare e arricchire la vita dell’uomo, a volte inconsapevolmente altre volte per una scelta precisa.

Un artista di strada sceglie, per la sua messa in scena, uno sfondo dal carattere transitorio ma incisivo, coerente con la sua esibizione. [Piazza Gae]

Un bambino gioca con i getti d’acqua di una fontana, scenografia e soggetto si sovrappongono e interagiscono in maniera attiva.

Una parete in tufo ed un portone azzurro fanno da sfondo ad un ignaro passante e lo immortalano nella sua quotidianità.
Terzo capitolo
Nel terzo capitolo “Genius Loci” l’architettura si confronta con se stessa, con la funzione per cui viene concepita. Ogni luogo ha un’identità, un’anima, uno spirito, o genius loci, la divinità protettrice (secondo il culto della religione romana) degli spazi abitati e frequentati dall’uomo. Si comprende, perciò come il paesaggio costruito abbia bisogno di essere vissuto per prendere vita, senza una funzione l’architettura non può definirsi tale.

La basilica custodisce lo spirito senza tempo del cristianesimo, una sacralità che si percepisce percorrendo gli spazi interni del santuario.

Una piazza vuota, uno spazio pensato per l’aggregazione che appare incompiuto proprio perché non vissuto.

Frammenti di esistenza, intrappolati tra le macerie di un luogo che ha perso la sua identità, appaiono vibrare nell’attesa di riprendere vita.