Street art del Cagacemento a Milano

URGENZE CONTEMPORANEE

IL CLIMA CAMBIA E CON ESSO LE ESIGENZE DELLA SOCIETÀ

La consapevolezza di essere parte di un sistema complesso, di essere un anello della catena sta entrando nella coscienza collettiva. Il legame tra antropocene[1] e surriscaldamento globale [2]è evidente ed è stato, a più riprese spiegato dagli scienziati di tutto il mondo. La conoscenza del fenomeno sta crescendo, tuttavia resta una conoscenza superficiale[3], quasi un aneddoto che si cita nelle giornate particolarmente calde o quando si devono scambiare quattro chiacchiere con il vicino.

È quasi totalmente assente la coscienza delle relazioni che si generano a partire dal fenomeno stesso; l’aumento delle temperature globali è la causa di sconvolgimenti del nostro ambiente come: l’incremento degli eventi catastrofici, sia per violenza che per numero[4]; la crescita dei fenomeni migratori e la sempre più evidente fragilità del territorio, soprattutto quello urbanizzato che subisce gli agenti atmosferici violenti.

La collettività tende ad affidarsi alle informazioni che provengono dalle fonti più disparate e non sempre scientificamente attendibili, al punto da essere in difficoltà nell’analizzare logicamente dei processi di semplice causa-effetto, che oggi vengono ampiamente documentati, ma che un tempo erano più semplicemente il risultato di un’analisi empirica; come l’osservazione dei fenomeni come appaiono.

Edificio che sta crollando a causa di una frana

Il clima è in continuo cambiamento, i cicli climatici, suddivisi in Ere e Periodi, si sono sempre alternati tra periodi più caldi e più freddi, anche nella storia umana, questo viene testimoniato dalle varie migrazioni prima e dai documenti e studi di climatologia poi. La cultura popolare è stata perfettamente in grado di adattarsi ed imparare a conoscere il proprio habitat, la relazione uomo-natura è sempre stata basata su un legame solido e di rispetto.

Questa forma di relazione ha avuto il suo crollo con l’avvento della rivoluzione industriale, il progresso tecnologico-industriale ha dato l’illusione all’uomo di poter controllare anche quei processi fisici che non conosceva. Abbiamo prodotto, consumato ed emesso troppo[5]; Il clima sta cambiando più velocemente a causa dell’azione umana, ma adesso sono proprio gli umani in pericolo, non abbiamo il tempo per adattarci.

Le nostre città stanno raggiungendo temperature insopportabili, la cementificazione aggressiva ha indebolito i nostri suoli ed argini e l’urbanizzazione costiera sta iniziando a risentire dei fenomeni di erosione. Questi sono solo alcune delle responsabilità della progettazione, nei confronti della sicurezza della popolazione. Ad oggi, spesso, le nostre case non solo non sono più in grado di proteggerci, sono diventate parte del problema.

Mappa dell'Italia che indica le zone di pericolosità di frane e idrauliche

ARCHITETTO TECNICO O ARTISTA?

A seguito di questa premessa, risulterà evidente l’importanza del ruolo del progettista in questo processo di ipersensibilizzazione del territorio e dell’ambiente costruito. La nascita della figura dell’architetto si associa alla nascita delle prime civiltà, allora l’architettura e l’architetto avevano lo scopo primario di proteggere la popolazione e i suoi luoghi di socialità, dalla natura.

Questa forma embrionale di architettura si sviluppò fino alla visione Vitruviana che in ultimo fu seguita dall’architettura moderna e contemporanea molto più legata al suo creatore che quindi ha generato la figura dell’architetto artista, grande creativo. La professione nel tempo, si è caratterizzata di molteplici aspetti, di cui la tecnica e l’estetica come capisaldi, e questa duplicità ha convissuto armonicamente fino alla metà dello scorso secolo, quando le nuove e dinamiche forme di comunicazione hanno portato alla luce temi che erano spesso ignorati, obbligando quindi la comunità progettuale a porsi nuove questioni.

Le suddette questioni spaziavano dalle crisi sociali a quelle energetiche fino a quelle economiche che inevitabilmente hanno delle interferenze con la progettazione a tutte le scale. Nonostante le forti pressioni dal mondo esterno questi aspetti della figura professionale sono andati sempre più a separarsi a causa del progresso tecnologico, la velocità delle comunicazioni e la ricerca scientifica. Considerando quindi, l’andamento sempre più modaiolo e patinato che ovatta la ricerca verso l’innovazione progettuale ci si domanda sempre più spesso quali sono i confini del professionista tra l’etica[6]: la consapevolezza di un’emergenza e di avere la responsabilità di intervenire e l’estetica[7]: la bellezza, a servizio del progetto e della rigenerazione urbana e sociale.

Edifici presenti a Cappadocia in Turchia

LA BILANCIA DEL PROGETTO CONTEMPORANEO

LIBERTÀ COSTRUTTIVE CON L’ESTETICA/RICERCA E SVILUPPO PER L’ETICA

L’adattamento ai cambiamenti climatici che andranno ad impattare il nostro ambiente, è un tema che l’architettura ha affrontato sporadicamente. Mai prima d’ora abbiamo avuto gli strumenti per prevedere come cambierà il nostro futuro in termini di clima, infatti conosciamo il reale impatto ambientale del settore edilizio.

Il progresso tecnologico ci permette di avere un’illimitata liberà costruttiva, vediamo grattacieli di vetro uguali in parti del mondo completamente differenti per cultura, ambiente e funzione, questa grande libertà ha dato l’illusione di poter ignorare le peculiarità dei siti su cui andiamo a progettare. Le grandi nazioni in via di sviluppo [8]investono e speculano sui simboli dell’architettura dei paesi occidentali dal petrolio agli skyline a cui tutte le capitali ambiscono.

Il grattacielo di Burj Khalifa nello skyline di Abu Dhabi
Skyline di New York durante il tramonto

 

Allo stesso tempo la ricerca, le urgenze climatiche e di emissioni richiedono una violenta inversione di rotta. La tendenza è quella di un ritorno ai principi dell’architettura vernacolare strettamente uniti al clima ed alle esigenze locali con l’aggiunta di strumenti di controllo quali LCA, la Circular Economy e risorse rinnovabili. Questa progettazione in linea con gli sviluppi della ricerca allo scopo di ridurre le emissioni, si dovrebbe affiancare alla progettazione di piani di adattamento che vadano a proteggere la popolazione dagli eventi climatici catastrofici sempre più frequenti e violenti[9].

Tuttavia, la tendenza progettuale si limita al raggiungimento dello zero Energy Building che però non è già più sufficiente alla tutela dell’ambiente e di conseguenza della popolazione. Sulla bilancia abbiamo quindi l’estetica in quanto l’esperienza del bello, della produzione e dei prodotti dell’arte e l’etica in quanto ramo della filosofia che si occupa della sfera delle azioni buone o cattive e non già di quelle giuridicamente permesse o proibite o di quelle adeguate.

INTERROGATIVI – ARCHITETTO ARTISTA IN UN MONDO CHE CAMBIA

RICERCA DI EQUILIBRIO – ARCHITETTO DON CHISCIOTTE 4.0 O PROGETTISTA DI MULINI A VENTO?

La sfida che si va a proporre al progettista diviene quindi la mitigazione del gesto progettuale artistico a favore di una nuova concezione di architettura, più dinamica, in grado di accogliere e adattarsi ai cambiamenti climatici, ormai inevitabili. La ricerca della pura estetica e del formalismo sono atteggiamenti dannosi.

La parola chiave deve essere: Adattamento[10], dobbiamo adattare le nostre città e le nostre architetture, che siano in grado di mutare, rigenerare sè stesse e l’ambiente intorno a loro[11]. Il rischio a cui siamo sottoposti come progettisti è quello di non essere noi per primi in grado di accettare il cambiamento e pensare sistemi dinamici e mutevoli che non solo si adattino ma che prendano forza dai cambiamenti a cui siamo soggetti.

La staticità di pensiero è il grande nemico del ventunesimo secolo, in cui tutto cambia rapidamente al punto da non sapercisi adeguare, e qui che si inserisce il grande paradosso: L’architetto si è sempre distinto per la capacità di immaginare le mutevolezze del futuro, urbane, tecnologiche e sociali senza i mezzi scientifici per prevedere questo futuro; Oggi che gli strumenti di previsione esistono, ed è necessario trovare nuove soluzioni, sembriamo impreparati. Per trovare nuove soluzioni e approcci dobbiamo avvicinarci alla ricerca scientifico/metodologica, che insieme alla progettazione può permettere lo sviluppo di soluzioni reali ed efficaci.

Quando la teoria non incontra la pratica, la teoria resta scritta e la pratica risulta fragile.  Le nostre architetture devono prendere esempio dalle più elementari infrastrutture, come i mulini a vento, che traggono vigore dalle intemperie. Non accettare questa rivoluzione nel modo di pensare significa divenire dei Don Chiscotte 4.0 che invece che progettarli, li combatte.

Disegno blu di due operai che costruiscono un mulino a vento

NOTE:


[1] Termine che indica l’era geologica in cui è presente l’uomo, alle cui attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche. Definizione diffusa dal biologo Eugene F. Stoermer
[2]  Per approfondimenti si rimanda ai report del: The Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
[3] Si consiglia la lettura de: La grande Cecità di Amitav Ghosh.
[4]  Statistiche sull’aumento delle catastrofi naturali https://natcatservice.munichre.com/
[5] Si rimanda al volume “Dalla caverna alla casa ecologica” F. Butera.
[6]  Derivata dal greco si riferisce alla dottrina della filosofia che si interroga sui comportamenti dell’uomo assegnandogli uno staus deontologico, arrivando a distinguere il bene e il male.
[7] Deriva dal greco, si riferisce ad una branca della filosofia che si occupa della conoscenza del bello, artificiale e naturale.
[8] Le recenti Conferenze delle Parti (COP24) e conferenze sul clima hanno portato alla luce i contrasti e le difficoltà dei paesi in via di sviluppo nell’adottare pratiche di decarbonizzazione, e l’utilizzo di energie rinnovabili, poiché il petrolio risulta tutt’ora più economico e redditizio ai fini della crescita economica e sociale.
[9] Il Green Building Council e il RIBA sono tra i più importanti Network di ricerca e sviluppo progettuali per la decarbonizzazione e i piani di adattamento. Vedi ad esempio: Climate Change toolkit 07 design for flood risk.
[10] Si consiglia la consultazione dell’osservatorio città-clima di Legambiente.
[11] Regenerative Urban Design and Ecosystem Biomimicry, Pedersen Zari Maibritt