modellino dello spettacolo hallalunalalone

La ricerca ha per oggetto le interazioni tra la danza contemporanea – intesa come disciplina d’arte – e lo spazio architettonico – inteso come contenitore e/o spazio scenico di supporto ad essa – attraverso un racconto che si evolve secondo le effimere modalità della performance.

Tale racconto indaga gli aspetti e le relazioni che intercorrono tra lo spazio scenico che può essere interno (teatri, musei, sale), esterno (tutto ciò che comprende il paesaggio urbano) e virtuale (lo spazio del web). L’iter seguito si conforma agli steps tipici di uno spettacolo, generalmente suddiviso in quattro parti: preludio, primo atto, secondo atto, finale.

Timeline delle interazioni

Timeline interazioni

Timeline delle interazioni tra lo spazio della scena e il performer dal V secolo a.C. al 2017

classificazione degli eventi

Metodo di classificazione degli eventi

 

1. PRELUDIO – GEOGRAFIE DELLO SPAZIO E STORIA

RICERCA E STUDIO DELL’EVOLUZIONE DELLO SPAZIO DELLA PERFORMANCE IN EUROPA

Il primo atto si pone come un cappello storico necessario per comprendere l’evoluzione della forma teatrale dalle origini ai giorni nostri. In esso sono evidenziati alcuni punti importanti per comprendere l’evoluzione dell’architettura, della scena e del costume. La ricerca parte dal Teatro Greco, la cui importanza si ritrova nella forma teatrale e nella scena, per poi approdare al Teatro medievale – quando l’edificio teatrale non esiste più come impianto ma subentra lo spazio esterno come scena per la performance – fino ad arrivare alle Avanguardie e al Balletto Triadico di Oskar Schlemmer, in cui la geometria architettonica della scena si ritrova nel costume indossato dai ballerini.

Geografie dello spazio e storia

Preludio – Geografie dello spazio e storia

 

2. PRIMO ATTO – GEOGRAFIE DELLO SPAZIO E COREOGRAFI

L’ARCHITETTURA PER LA DANZA

Il secondo atto prevede lo studio di alcune delle performance più importanti dal punto di vista del rapporto tra lo spazio scenico architettonico/urbano e il performer. La ricerca e la classificazione segue un andamento cronologico ed è stata impostata seguendo un impianto metodologico che distingue le performance ponendo al centro la suddivisione dello spazio che “accoglie” la performance in INDOOR (quelle che si svolgono in spazi chiusi di diverso tipo), OUTDOOR (quelle che si svolgono all’aperto) e WEB (performance virtuali che sono state elaborate in rete). I casi in esame sono 29, 7 dei quali sono stati particolarmente approfonditi nella ricerca. Indichiamo di seguito 3 dei casi presi in esame.

Geografie dello spazio e coreografi

Primo atto_ Geografie dello spazio e coreografi

2.1 – Frédéric Flamand (Belgio 1946) – Diller & Scofidio + Renfro (Elizabeth Diller, Polonia 1954; Ricardo Scofidio, New York 1935; Charles Renfro, USA 1964)  – ”MOVING TARGET” – Charleroi Danses, Charleroi, Belgio – 1996

L’ARCHITETTURA DELLA SCENA

Gli architetti recuperano una straordinaria intuizione, realizzata nell’installazione DELAY IN GLASS, di una macchina-congegno-piano ruotato di 45 gradi, uno specchio appeso al soffitto che ribalta la realtà e il senso della gravità fisica e crea un virtuale doppio palcoscenico che permetteva la visibilità in orizzontale e dall’alto. Diller e Scofidio introducono nella scena un nuovo attore, non visibile ma portante in tutta la rappresentazione: un computer collegato allo specchio MYLAR ad altissima definizione. Lo specchio, in congiunzione con il videoproiettore, ha permesso nuovi registri teatrali in cui i ballerini sono liberati dai limiti della gravità dato che l’immagine nello specchio è riorientata di 90 gradi. Le azioni coreografiche contribuivano a dare agli spettatori una panoramica riflessa e capovolta sdoppiata, provocando una sensibile sensazione di straniamento.

LA DANZA

Lo spettacolo è una prestazione artistica e tecnica allo stesso tempo. C’è una bellezza geometrica nella composizione della danza. Le barre, elemento scenico costantemente presente con le quali i ballerini interagiscono continuamente, sono come “scale grafiche” misuratrici di un piano, che è quello della scena. Tutto ciò che avviene durante lo spettacolo viene proiettato nello stesso istante orizzontalmente allo specchio e poi riflette sul palco. Tra il reale, il virtuale e la sua immagine, il gioco visivo è impressionante.

 

Ricostruzione della scena

Caso studio 2.9 _ “MOVING TARGET”- Ricostruzione della scena

Charleroi Danses

Caso studio 2.9 _ “Charleroi Danses” 

 

2.2 – Lucia Latour (Roma 1980) – Orazio Carpenzano (Modica 1958) – “Archidanza_ HALLALUNALALONE” – Teatro Vascello, Roma, Italia  –  2001-2009

L’ARCHITETTURA DELLA SCENA

L’architettura di HALLALUNALALONE è l’ambiente autopoietico (autos=se stesso, poiesis=creazione) dello sciame. L’organizzazione ricorsiva a mezzo di nurbs diviene interessante perché attiva una nuova percezione della differenza e della distanza, “apre” ad un rapporto con lo spazio e il tempo che rifiuta il dominio e il possesso, offrendo così la possibilità di instaurare una sorta di auto organizzazione dell’architettura tra misura e dismisura. L’architettura attivata da un diaframma/membrana diviene la topologia dove nasce e si radica transitoriamente un senso informativo dello spazio che non annulla le differenze di densità dei corpi che lo agiscono, favorisce uno stupore originario, che diviene archetipo del senso dell’abitare del corpo, rivela qualcosa che appartiene alla nuova dimensione stereoplastica, fulcro di tale ricerca, un’empatia tra le due matrici culturali e fisiche del reale e del virtuale oramai confusi. Una confusione che non cerca una sintesi poichè vive e sempre di nuovo manifesta la sua sensibilità al perché dell’esistere fisicamente/cognitivamente (www.oraziocarpenzano.com). Lo spazio non ha esistenza propria, è occupato dalla sua stessa mancanza di forma. Esso  é caratterizzato da un tendone a cascata bucato che prende la forma del palcoscenico e dai suoi buchi escono e si infilano dei tubi vuoti in pvc che interagiscono coi performers e caratterizzano la danza.

LA DANZA

Sette performers danno vita allo spettacolo interagendo con l’architettura della scena, in cui il risultato della Motion Graphics utilizzata dialoga con suoni, luci e colori che contribuiscono a creare un effetto sorprendente, fluido e in continuo movimento.

Ricostruzione della scena

Caso studio 2.13 _ “HALLALUNALALONE” – Ricostruzione della scena

 

2.3 – Frédéric Flamand (Bruxelles 1946) – Thom Mayne (USA 1944) – “SILENT COLLISIONS” – Teatro alle Tese, Venezia, Italia – Giugno – 2003

L’ARCHITETTURA DELLA SCENA

Il pubblico posizionato sui due lati corti della pedana-palcoscenico osserva le città dell’impero di Kublai Khan riprodotte tramite sei strutture a riscontro, tre per lato, che rappresentano sei pensiline; queste tettoie formate ciascuna da un muro e da un riparo orizzontale assimilabile a un tetto rappresentano il modulo basilare nella genesi dell’architettura, e il loro assemblaggio in forme diverse evoca panorami urbani in continua trasformazione. I pannelli triangolari incernierati che costruiscono le strutture assumendo aspetti differenti, durante lo spettacolo si frammentano in palazzi di filigrana, vie fitte d’insegne che sporgono dai muri, porte di cristallo trasparenti. Ad ogni modificazione della struttura mossa da diciotto motori corrisponde una città diversa a cui gli abitanti-danzatori cercano di adattare le proprie movenze determinando una nuova disciplina corporea. La poetica architettonica del “roofscape”, un tetto che per dimensioni e piegature arriva fino a terra diventando esso stesso paesaggio, si manifesta nella scena: quando le quinte si muovono, i soffitti scenici – tradizionalmente in fuga prospettica e ortogonali al piano del palco – richiamano la consistenza e la forma di questi complessi soffitti architettonici. L’ ibridazione tra figura e sfondo, tra natura e costruito, tra immanenza e transizione viene realizzata con proiezioni di flussi urbani sempre più frenetici e con la riproduzione live del movimento dei ballerini sulle quinte che si sovrappone al movimento delle strutture ed interagisce con esse. Al tradizionale monumento, nel quale si riflette tutta la complessità urbana, Mayne sostituisce capsule traslucide mobili che contengono monitor con immagini di folle in movimento nella città. I ballerini si scontrano, si fermano, aggirano l’ostacolo riflettendosi in un simulacro che è esso stesso specchio della società che l’ha generato.

LA DANZA

Mayne crea un luogo sconnesso, in cui solo il suolo deve necessariamente essere stabile e continuo, sul quale gli avvenieristici spezzati urbani realizzati tra gli archi in mattoni formano la scena mutevole delle Città Invisibili e assumono di continuo nuove configurazioni su cui i ballerini devono resettare la loro azione.  Di volta in volta essi evitano spigoli che si abbassano o quinte pericolosamente mobili che sembrano frantumarsi, impiegando per danzare i soli spazi ritagliati nel volume inizialmente vuoto del palcoscenico e progressivamente ingombro di elementi costruiti. Poco a poco i danzatori intrecciano un dialogo sempre nuovo con la struttura aggirandola e ricreando un’armonia con il paesaggio fatta di gesti mai sperimentati prima.

Ricostruzione della scena

Caso studio 2.15 _ “SILENT COLLISIONS” – Ricostruzione della scena

 

3. SECONDO ATTO – GEOGRAFIE DELLO SPAZIO E PERFORMANCE

Il terzo atto è una prosecuzione del secondo ma consiste nella documentazione fotografica e spaziale dal vivo di tre performances svoltesi in spazi indoor recuperati e adibiti a luoghi per spettacoli, mostre ed installazioni, come quello svoltosi nello Spazio Matta della città di Pescara (Ch) e di quello del Macro Testaccio La Pelanda di Roma. Di seguito è riportato uno dei tre casi studio.

3.1 – Ariella Vidach – Compagnia AiEP – “HABITdata” – Spazio Matta Pescara, Italia – 9 Settembre 2017

CONCEPT SCENICO-COREOGRAFICO

La performance esplora e sperimenta le potenzialità della tecnologia dell’automazione applicate alla coreografia. Un braccio robotico in scena instaura un dialogo con i danzatori e si muove nello spazio con essi.  Emerge il contrasto tra la dimensione tecnologica e la reazione dei corpi in risposta a un movimento robotico, in uno spazio circoscritto e limitato, neutro e spoglio come quello dello Spazio Matta di Pescara.

 

Ricostruzione della scena

Caso studio 2 _ “HABITdata”- Ricostruzione della scena

4. FINALE – GEOGRAFIE DELLO SPAZIO E FESTIVAL

Il finale di questa ricerca si pone come punto di partenza e di arrivo circa l’unione di due realtà apparentemente lontane ma effettivamente molto vicine (l’Architettura e la Danza) il cui svolgimento avviene sotto forma di Festival negli spazi delle Corderie e dell’Arsenale (e non solo) della città di Venezia. Una timeline fluida e colorata mostra le relazioni temporali e spaziali che hanno caratterizzato i Festival di Danza Contemporanea e le Biennali di Architettura dal 2000 ad oggi, con particolare attenzione alla Biennale Architettura 2014 “Fundamentals” curata da Rem Koolhaas, durante la quale, nelle Corderie dell’Arsenale, l’Architettura e la Danza si sono incontrate ed hanno dialogato in più momenti significativi.

timeline delle biennali danza

Timeline delle Biennali danza dal 2000 ad oggi

Timeline dei Festival Internazionali di danza

Timeline dei Festival Internazionali di Danza contemporanea / Biennali di Architettura dal 2000 ad oggi