La cultura della luce

Materia e materiale. Cardine e suggestione. Prospettiva e dettaglio. Fiamma e raggio. Realismo e scenografia. Nelle sue infinite accezioni (tecniche, strutturali, estetiche, scientifiche, metafisiche, religiose, filosofiche), è la luceluogo indistinto e indefinito (Francesco Venezia), locus primigenio – che qualifica lo spazio, modella i volumi, scandisce forme e colori, ne modifica la percezione.

La luce come scrittura architettonica

Architetto Domenico De Rito

«Da sempre la luce caratterizza la scrittura architettonica rappresentando in ogni angolo del pianeta le diverse culture abitative», afferma Domenico De Rito, architetto calabrese e lighting designer, che nei suoi progetti, dalla pianificazione urbana e territoriale alla progettazione architettonica, dal product design all’interior design, utilizza la luce, naturale e artificiale, per esaltare le forme, le atmosfere dello spazio, la consistenza dei luoghi. Con un’attenzione speciale alla sostenibilità: la salvaguardia dell’ambiente, il benessere delle persone e la riduzione dei consumi energetici, fino alle disabilità visive, per l’autonomia e l’uguaglianza fra le persone. «Perché – spiega – le barriere non sono solo quelle architettoniche»

Villa a Cosenza

Progetti e performance luminose

È da queste ispirazioni – alimentate anche dalla sua approfondita conoscenza dell’arte – che negli anni, all’interno del suo studio “ddra+d”, sono nati progetti e performance luminose. Nel 2015 “Luce metropolitana sullo Stretto” un suggestivo intervento di pianificazione territoriale per la città di Reggio Calabria: «Ho usato la luce come strumento per rappresentare in modo innovativo l’impronta metropolitana, la forma insediativa, il paesaggio della diffusione urbana e delle polarizzazioni, la struttura della popolazione, il ciclo urbano e i modelli sociali di sviluppo, per fornire nuove mappe interpretative della città», spiega l’architetto. Così è stato per la valorizzazione del Castello Svevo di Cosenza, su cui luce e colori hanno dato risalto allo storico manufatto architettonico con effetti scenografici di grande impatto. Fu total blu, per celebrare la consapevolezza sull’Autismo.

Luce metropolitana nello stretto di Messina Castello Svevo a Cosenza

La luce naturale del Sud, riprogettata da De Rito, crea un suggestivo paesaggio notturno intorno all’Arcomagno di San Nicola Arcella, con corpi illuminanti incassati in due scale di acciaio corten che scendono fino alla spiaggia. Un intervento delicato – in fase di realizzazione – pensato con proiettori a luce indiretta, calda, a risparmio energetico, che non disturba il passaggio dei volatili e l’intensità luminosa del cielo.

Arcomagno a San Nicola Arcella

Nuovi scenari notturni

«La luce, orizzontale, verticale, diagonale, solida o diffusa, è sempre, innanzitutto, messaggio, comunicazione – continua De Rito, al quale il suo interesse per la materia è valso premi e partecipazioni a progetti internazionali – è un elemento che rafforza l’identità dei luoghi, ridefinisce gli spazi, pubblici o privati, sottolineando in particolare l’articolazione delle forme urbane, i contrasti, le trame. È anche con la luce che una città acquista maggiore forza espressiva, disegnando nuovi scenari notturni, creando atmosfere oniriche che si imprimono nella memoria delle comunità, migliorando quindi l’esperienza umana. Ma guai ad abusarne – avverte – guai, ad esempio, a usare le luci colorate solo come vezzo, senza criterio, senza poesia, senza un motivo che spieghi il perché di ogni colore. Quando si illuminano le opere di architettura, va ripensato il linguaggio. È la cultura della luce».

Interessato a tutte le forme dell’arte contemporanea e in particolare alla street art come strumento di rigenerazione urbana che ridisegna lo spazio pubblico, inoltre, l’architetto De Rito sta lavorando a un’idea di illuminazione artistica capace di dare risalto ai murales che, nei borghi, nei centri storici, nelle periferie, abbelliscono il mondo.

Design, daylighting e sviluppo sostenibile

Convegno a Roma dell'architetto De Rito

Membro di Cetri-Tires, Circolo europeo per la Terza Rivoluzione Industriale, Domenico De Rito partecipa a tavoli internazionali in qualità di architetto della luce ed esperto di daylighting, design e sviluppo sostenibile. «Saper calcolare quanta radiazione solare possa essere utilizzata all’interno di un edificio, stabilire le intensità luminose – sottolinea – significa migliorare la sostenibilità ambientale. È questione tecnologica, illuminotecnica ed energetica, ma soprattutto un contributo a tenere in equilibrio il nostro ecosistema naturale, con l’utilizzo cosciente e funzionalmente corretto degli spazi dell’uomo».

Il buio come la luce: “esplorando la comunicazione sociale”

Attraverso la luce, dunque, l’architettura cambia la narrazione dei luoghi creando altri punti di riferimento. Così assegna nuovi ruoli perfino al buio. L’oscurità – nei suoi significati fisici e metaforici, culturali e letterari – diventa ambito di ricerca di contenuti nascosti. Non più «drappo scuro che impedisce la piena visibilità di cose, persone, verità», come osservava Foucault. Questo accade quando l’assenza di luce, ad esempio, si coniuga con l’architettura sociale, dismettendo qualunque forma di autoreferenzialità. Domenico De Rito si è spinto fin qui, con un progetto patrocinato dall’Unesco: un contenitore buio all’interno del quale “vedere” con altri organi di senso, sperimentando la conoscenza attraverso l’udito, il gusto, il tatto e l’olfatto, in uno spazio espositivo interattivo ma privo di illuminazione. «Questo è progettare l’accessibilità – conclude l’architetto – è fare della diversità una ricchezza e non un limite, ricorrendo a una comunicazione multisensoriale». Il suo progetto “esplorando la comunicazione sociale” è dedicato alla memoria dell’amico architetto Giuseppe Bilotti, ex presidente dell’Uic di Cosenza e poi dirigente nazionale dell’Unione Italiana Ciechi.Redner di una struttura architettonica