Vista generale dell'edificio

In Italia da almeno cinquant’anni si fa del tutto a meno dell’Architettura. Questa sconosciuta è stata sostituita da quello che Durth e Gutshow hanno brillantemente definito come Funzionalismo edile: ripetizione acritica e decontestualizzata di forme e soluzioni prodotte da un decadimento culturale incapace di definire un paesaggio contemporaneo.

Nella peggiore delle ipotesi, che è per altro in assoluto la più frequente, il paesaggio periurbano italiano è costituito come amaramente descritto da Fruttero e Lucentini dalla continua riproposizione di “villette a schiera (con taverna o, a scelta, mansarda)”.

Questa condizione potrebbe apparire del tutto irredimibile, immodificabile.

In questo scenario, quale futuro per i numerosissimi architetti italiani ?

In cosa il loro operato potrà differenziarsi per qualità e specificità disciplinare da quello di ingegneri e geometri?

Si ritiene che gli architetti italiani delle nuove generazioni sempre meno saranno chiamati a realizzare nuovi edifici. La loro prassi professionale si rivolgerà piuttosto quasi unicamente alla riscrittura dell’esistente, alla riparazione dei torti urbanistici architettonici e ambientali subiti negli ultimi 50 anni dai nostri territori.  In questa logica si può attribuire al progetto di architettura il ruolo di rimedio. “

Il progetto qui presentato opera su una palazzina di tre piani suddivisa in quattro appartamenti e costituisce una riscrittura di un edificio realizzato nei primi anni ’80 a Capo d’Orlando (Messina).

L’edificio, di buona qualità costruttiva, è tuttavia privo di controllo formale: su un impianto parallelepipedo si aggiunge una copertura a falde, incomprensibilmente complessa e una disordinata moltitudine di balconi, per lo più inutilizzati dagli abitanti.

La committenza ha richiesto di associare ad una nuova distribuzione interna una drastica rimodulazione delle facciate, una complessiva riqualificazione energetica e la previsione di un ascensore.

Angolo dell'edificio originale in via Colobo

prima

Angolo dell'edificio in via Colobo

dopo

Il progetto prevede la riconfigurazione formale dell’edificio, in coerenza con la nuova distribuzione interna.

Il fronte su Piazza Lauria si configura come una nuova quinta, con un sistema di tende per schermare la retrostante facciata.

I balconi vengono mantenuti e in parte trasformati in ballatoi di accesso agli appartamenti dal nuovo ascensore.

Facciata dell'edificio originale che da sulla Piazza Lauria

prima

Facciata dell'edificio che da sulla Piazza Lauria

dopo

Per le modifiche apportate, sono state fatte demolizioni solo parziali dei balconi e della copertura e sono state utilizzate tecnologie e tecniche costruttive leggere e removibili, in grado di “impacchettare” l’edificio senza operare sulle strutture portanti.

Reputando non sempre perseguibile il ricorso alle demolizioni, siamo convinti che questo tipo di approccio sull’esistente, teso anche ad un complessivo miglioramento delle prestazioni energetiche e impiantistiche dell’edificio (passato in questo caso da categoria energetica F a B), sia in grado di riscrivere l’immagine complessiva dei nostri paesaggi urbani contemporanei alla cui “grande bruttezza” rischiamo altrimenti di essere definitivamente assuefatti.

 

Progetto a cura di

Provenzano Architetti Associati

Impresa esecutrice

Costruzioni Bruno Teodoro

Serramenti e infissi

F.lli Raimondi

Falegnameria

Falegnameria D’amico, Sant’Agata di Militello

Marmi

Lo Bianco Marmi, Palermo
Palumbo marmi, Trabia

Strutture a secco

Knauff