Tassonomia dello spazio

«Lo spazio è un dubbio» – afferma Georges Perec – «Non è mai mio, ma mi viene dato, devo conquistarlo». L’individuo, così tanto piccolo al cospetto dell’immane complesso urbano della megalopoli, sente la necessità di ‘abitare’ luoghi frenetici e in gran parte anonimi, imprimendo su di essi ‘itinerari conoscitivi mentali’. Nella Francia di fine anni Cinquanta, il movimento filosofico ‘Internationale Situationniste’, sorto sotto la guida di Guy Debord, inaugurerà ‘l’urbanismo’, una nuova visione dell’urbanistica intesa come attraversamento attivo della realtà metropolitana. La città, non più concepita come entità immutabile allo scorrere del tempo, si mostra esposta alla precarietà e al continuo mutamento, proprio come ogni altro corpo vivente.

La concezione di una relazione viva e liquida con i ‘frammenti di spazio’, che caratterizzano la rete urbana, farà da punto cardine nel pensiero e nell’operato di Georges Perec e Gordon Matta-Clark. Entrambi, attraverso un approccio essenzialmente individualistico, hanno sfiorato attive sperimentazioni di stampo situazionista.

Un vuoto positivo

Nell’introduzione al libro Specie di spazi, Perec esordisce:

L’oggetto di questo libro non è esattamente il vuoto, sarebbe piuttosto quello che vi è intorno o dentro
[…] un mucchio di pezzetti di spazio.

Un vuoto «che noi chiamiamo costruzione» e che a detta di Attila Kotányi e Raoul Vaneigem:

[…] può esser spiegato con l’aiuto del concetto di ‘buco positivo’, forgiato dalla fisica moderna. Materializzare la libertà, significa innanzitutto sottrarre, a un pianeta addomesticato, alcune particelle della sua superficie.

In questo vuoto, fecondo di una valenza e forza potenziale, sembra muovere la provocatoria necessità di Georges Perec di giungere ad una ‘casella vuota’:

Come pensare il nulla? Come pensare il nulla senza mettere automaticamente qualcosa intorno al nulla, senza farne un buco nel quale ci si affretta a mettere qualcosa, una pratica, una funzione, una mancanza, un sovrappiù?

Il «vuoto liberato dalla quotidianità» sarà un pensiero costante nell’operato del public artist Gordon Matta-Clark.

Tassonomia dello spazio

Tassonomia dello spazio. Georges Perec, 1974.

Matta-Clark, la città e il vuoto

Gordon Matta-Clark, nato e cresciuto a New York, è l’artista, figlio per eccellenza, del panorama metropolitano. Sin dagli esordi, il suo intervento si concentra sull’ambiente e paesaggio urbano. Se, infatti, la sua formazione di partenza sarà l’architettura, ben presto l’azione artistica lo consacrerà a notevole esponente della public art. Benché si possa riconoscere al suo operato una grande carica individualistica, poco incline ad essere accorpata ad un movimento ben preciso, in Matta-Clark, come affermato precedentemente, è possibile rintracciare una certa vicinanza all’Urbanismo Unitario Situazionista.

Secondo il pensiero situazionista:

L’architettura di domani sarà un mezzo per modificare le concezioni attuali di tempo e spazio. Sarà un mezzo di conoscenza e, al contempo, di azione. Il complesso architettonico sarà modificabile. Il suo aspetto cambierà in parte o del tutto a seconda della volontà dei suoi abitanti.

Matta-Clark, con i suoi tagli, le alterazioni, gli spostamenti tracciati e aperti negli edifici, dà libero sfogo ad una modalità diversificata di concepire la rete urbana e l’architettura. La sua poetica offre spunti e modalità per ripensare e immaginare lo spazio. Sia esso pubblico o privato. I suoi tagli liberano edifici diroccati e abbandonati, donando allo sguardo nuovi punti di vista da cui osservare l’ordinario:

[…] Un semplice taglio, o una serie di tagli, funzionano come un deciso meccanismo illustrativo, capace di ridefinire situazioni spaziali e componenti funzionali. Quello che resta visibile dietro i muri o nel sottosuolo, una volta esposto, si converte in un disegno spaziale, in un elemento attivo della vita interna di quello stesso edificio.

L’artista è anche ben consapevole che all’interno del tessuto urbano metropolitano, trovare spazi di evasione decisamente fisici oltre che psicologici è impresa quasi impossibile. La città anche quando concede l’evasione, si tratta pur sempre di un’entità incanalata e compartecipe degli stessi meccanismi frenetici e caotici. È così, allora, che Matta-Clark si mette alla ricerca di una via di fuga, che si concretizza nell’incontro, del 1973, con spazi vuoti, inutilizzabili, quei siti che i più considererebbero decisamente inutili.

Reality Properties: Fake Estates, 1973

Nell’estate del 1973, Gordon Matta-Clark acquista quindici minuscoli lotti di terra nella città di New York, quattordici nel Queens e uno a Staten Island. Questi sono spazi che solitamente fungono da territorio di scolo, camminamenti di marciapiede, alle volte larghi non più di una trentina di centimetri. Si tratta di aree per lo più inutilizzabili, messe all’asta per un prezzo che va dai 20 agli 80 dollari:

Erano un gruppo di quindici micro appezzamenti di terra nel Queens, proprietà rimaste fuori dal disegno di un architetto. Uno o due di quelli prescelti erano larghi quanto una striscia lungo il vialetto […] gli altri erano spazi per marciapiedi e grondaie. Quello che volevo fare era designare spazi che non sarebbero stati visti e certamente non occupati […]

Alle soglie dell’espansione di Wall Street che preannuncia una svolta liberalista delle politiche economiche, quel che dirige l’attenzione dell’artista verso questi minuscoli spazi, alle volte persino irraggiungibili in loco, è proprio inutilità e l’irrisorietà dal punto di vista economico e finanziario. Ne deriva un’azione sociale che andrà sotto il nome di Reality Properties: Fake Estates.

La catalogazione tassonomica per frammenti di spazio

Reality Properties: Fake Estates sarà pensata da Matta-Clark come una vera e propria, minuziosa azione di catalogazione tassonomica e professionale di quei piccoli appezzamenti acquistati. Nella descrizione puntuale di ogni sito, dell’esatta collocazione, delle molteplici fotografie illustrative in bianco e nero, non mancherà la vena ironica del modus operandi. Ma a tal proposito occorre soffermarsi sul concetto di sito, facendo un salto a ritroso nella formazione di Matta-Clark.

In architettura, infatti, il ‘sito’ indica un determinato luogo fisico, in cui dovrà attuarsi un intervento ideativo e costruttivo, che procede per fasi: se difatti, per l’architetto, la documentazione fotografica e informativa (misurazioni, orientamento della luce, contesto circostante) funge da fase preparatoria all’intervento di progettazione, per l’artista Gordon Matta-Clark e per la sua azione, quello stesso, puntuale insieme di documenti tecnici, andrà a costituire il punto di approdo prescelto.

L’artista, così, andrà ad esporre a museo il suo impeccabile inventario di ‘specie di spazi’ inutili e inutilizzabili, a cui solo lo spirito creativo «può donare un’abitazione».

Una personale appropriazione dello spazio

La precisione documentativa impiegata da Matta-Clark per Reality Properties: Fake Estates, richiama ancora una volta la tassonomia impiegata da Perec come vera e propria, mentale tecnica di appropriazione degli spazi della città metropolitana:

Osservare la strada, magari con una cura un po’ sistematica. Applicarsi, fare tutto con calma.
Annotare il luogo: i tavolini di un caffè […]
l’ora: le sette di sera
la data: 15 maggio 1973
il tempo: bello stabile
Annotare quel che si vede. Quello che succede di notevole. Sappiamo vedere quel che è notevole?
Niente ci colpisce. Non sappiamo vedere.
Bisogna procedere più lentamente, quasi stupidamente. Sforzarsi di scrivere cose prive d’interesse. Quelle più ovvie, più comuni, più scialbe.
[…] Costringersi a vedere piattamente. Percepire il ritmo.
[…] Decifrare un pezzo di città.
[…] Il tempo passa. Bere una birra. Aspettare.

La psicogeografia perechiana sembra richiamare la ‘deriva situazionista’, ovvero un attraversamento incondizionato che traccia un itinerario esistenziale, attraverso i luoghi che costituiscono la quotidianità. Perec, offre una catalogazione tassonomica «di cose prive di interesse», non mancando certo di quella vena ironica, come anche nel caso dell’azione di Matta-Clark, che fa in parte appello alla ‘leggerezza pensosa’ illustrata da Calvino.

Tassonomia dello spazio

Tassonomia dello spazio. Georges Perec, 1974.

La necessità di uno spazio inutile

Uno spazio senza funzione. Non ‘senza una funzione precisa’, ma precisamente senza funzione […]
Più di una volta ho provato a pensare ad un appartamento nel quale ci fosse una stanza inutile, assolutamente e deliberatamente inutile. Non sarebbe stato un ripostiglio, non sarebbe stata una camera da letto supplementare, né un corridoio, né uno sgabuzzino, né un angolino.

Nel già citato Specie di spazi, Perec dedica un paragrafo proprio alla riflessione su di uno spazio inutile, ribadendo ancora una volta che gli spazi della realtà, a diversi livelli, costituiscono l’identità e la conoscenza profonda del mondo che abitiamo. Pensare ad uno spazio inutile significa realizzare che vi sia un potenziale creativo che sfugge ad una realtà voracemente mutabile e precaria…

[…] Non sono mai giunto a qualcosa di veramente soddisfacente (su di uno spazio inutile). Ma penso di non aver perso del tutto il mio tempo, provando a oltrepassare questa linea improbabile: attraverso questo sforzo, mi sembra che traspaia qualcosa che potrebbe essere uno statuto dell’abitabile […]
installarsi
abitare
vivere

Bibliografia di riferimento

AA.VV., Internazionale Situazionista (1958-1969), Nautilus, Torino 1994.
Y. Bois, R.Krauss, Formless: a user’s guide, Zone Books, New York 1997.
A.S. Bessa, J. Fiore, Gordon Matta-Clark: Anarchitect, Yale University Press, New Heaven 2017.
G. Debord, G. Sanguinetti, I situazionisti e la loro storia, Manifestolibri, Roma 2006.
M. Ilardi, Negli spazi vuoti della metropoli, Bollati Boringhieri, Torino 1999.
G. Perec, Specie di spazi, Bollati Boringhieri, Torino 1989.
Gordon Matta Clark, catalogo della mostra a cura del Centro IVAM, Valencia 1993.